| CENNI Il 
                                popolo etrusco, stanziatosi in Toscana agli albori 
                                del I millennio a.C., straordinariamente inventivo 
                                e imprenditoriale, dette un grande contributo 
                                culturale alla civiltà europea: sua la 
                                prima organizzazione politica, il primo sviluppo 
                                civile e il primo sistematico sfruttamento economico 
                                del territorio toscano, i cui segni sono tuttora 
                                visibili: nessun'altra regione d'Europa, tranne 
                                la Grecia, può vantare città tri-millenarie 
                                come Chiusi, Volterra, Cortona, Arezzo, Fiesole, 
                                Artimino e Comeana. I Romani, subentrati nel III 
                                secolo a.C., incrementarono le opere pubbliche 
                                e aprirono le grandi vie di comunicazione che 
                                collegavano lUrbe alla Gallia Cisalpina, 
                                passando appunto per lEtruria (importantissima 
                                la via dei pellegrini, detta Romea o Francigena, 
                                costellata di splendidi monasteri e abbazie tuttora 
                                visitabili). Nel periodo feudale singole città 
                                (come Pisa, Siena, Firenze, Pistoia, Prato e Arezzo) 
                                cominciano ad emergere e Firenze assurge al ruolo 
                                egemone sia economicamente che culturalmente (qui 
                                nascono la lingua italiana e il fiorino d'oro). 
                                Col rinascimento la Toscana diviene la più 
                                grande officina di idee e di invenzioni; Lorenzo 
                                de Medici raccoglie intorno a sé 
                                i migliori ingegni del tempo e diviene lago 
                                della bilancia della politica europea. Altri momenti 
                                di straordinario fervore culturale sono legati 
                                successivamente alla nascita delle Accademie letterarie, 
                                tra cui quella della Crusca, e delle Università 
                                (a Pisa si manifesta il genio di Galileo Galilei), 
                                allopera del granduca Pietro Leopoldo di 
                                Lorena (17651790) e a Giampiero Vieusseux, 
                                che nel 1812 fonda a Firenze l'omonimo gabinetto 
                                di lettura e di discussione. Dopo lunità 
                                dItalia (1859), Firenze per alcuni anni 
                                diviene capitale della neonata nazione (1865). 
                                Dopo aver pagato un alto tributo di sangue durante 
                                i due conflitti mondiali del secolo scorso (specialmente 
                                in seguito a feroci episodi di rappresaglia contro 
                                i partigiani), nel 1946 la Toscana si è 
                                espressa prevalentemente a favore dellistituzione 
                                della Repubblica Italiana e da allora ha dato 
                                al Paese uomini e donne di significativo spessore 
                                civile e politico. Alle folle di turisti che oggi 
                                pacificamente la invadono, la Toscana offre la 
                                sua perenne vocazione alluniversalità, 
                                testimoniata soprattutto dai suoi capolavori e 
                                dal costante collegamento con genti e culture 
                                di ogni luogo.  PREISTORIA Alcune 
                                decine di migliaia di anni fa la Toscana era coperta 
                                di grandi laghi e per una larga fascia costiera 
                                era sommersa dal mare. Tutti i territori delle sue città più 
                                importanti, ad eccezione di quello di Siena, si 
                                trovavano allora sott'acqua, mentre le colline 
                                alle spalle di Livorno e di Lucca erano isolotti 
                                o strisce di terra affioranti in questo mare, 
                                tanto che alle loro falde si trovano ancora resti 
                                di pesci e di conchiglie, piccoli fossili e perfino 
                                ramificazioni di corallo. Grosse isole erano anche 
                                il promontorio di Piombino e il monte Argentario
 Con il prosciugarsi dei laghi e la formazione 
                                dei bacini fluviali, la corsa a valle dei fiumi 
                                più grossi accumulò poi detriti 
                                e depositi alluvionali nelle zone più basse, 
                                formando le diverse pianure toscane, quelle in 
                                cui oggi sorgono Grosseto, Pisa, Firenze e Pistoia.
 Con il ritirarsi del mare si depositarono anche 
                                lungo la costa larghe fasce di sabbia e argilla 
                                (per esempio quella corrispondente alla attuale 
                                Versilia) dove l'acqua ristagnava paludosa e infetta 
                                condizionando il paesaggio vegetale e l'evoluzione 
                                animale, oltrechè naturalmente gli insediamenti 
                                umani.
 Altri acquitrini si formavano intanto anche nell'entroterra, 
                                nella Valdichiana e nel Valdarno inferiore tra 
                                Bientina e Fucecchio.
 Nel lungo periodo delle glaciazioni (quaternario 
                                antico) piccoli depositi glaciali si formarono 
                                sotto le vette più alte dell'Appennino 
                                tosco-emiliano e contemporaneamente si verificarono 
                                importanti fenomeni vulcanici di cui restano tracce 
                                evidenti soprattutto nella parte meridionale della 
                                regione, tuttora dominata dal monte Amiata (1770 
                                s.l.m.), grande vulcano ormai spento e punteggiato 
                                di formazioni laviche (Roccastrada, Campiglia 
                                Marittima, Capraia), di imponenti speroni di tufo 
                                (Sorano, Pitigliano) e di riserve di vapore compresso 
                                che erompono nei soffioni di Larderello e nelle 
                                sorgenti termiche della Val d'Orcia.
 Nelle varie fasi preistoriche, dal paleolitico 
                                medio fino all'età del ferro, gli insediamenti 
                                umani hanno lasciato segni numerosi e diffusi 
                                (presso Arezzo, in Mugello, nelle Apuane, vicino 
                                a Talamone, a Cortona, a Montespertoli, a Pomarance) 
                                in grotte e anfratti rupestri.
 A quell'epoca gli uomini vivevano raggruppati 
                                in forme tribali nei boschi presso laghi e corsi 
                                d'acqua, in pendii al riparo dai pericoli delle 
                                immense e malsane paludi.
 Su queste genti si innestò, intorno al 
                                primo millennio avanti Cristo, la più definita 
                                e matura civiltà degli Etruschi.
 ETA 
                                ETRUSCA Invasori, 
                                guerrieri o mercanti industriosi, occidentali 
                                o venuti dal lontano oriente, gli Etruschi rappresentarono 
                                la prima radice omogenea della regione. Stabilitisi prima tra l'Arno e il Tevere, si espansero 
                                in seguito su un territorio molto più vasto 
                                dell'attuale Toscana, comprendente anche l'Umbria 
                                e parte del Lazio, spingendosi a nord fino alla 
                                odierna Liguria.
 Il primo contributo della Toscana alla civiltà 
                                europea è contraddistinto dalla straordinaria 
                                inventiva e dalla imprenditorialità del 
                                popolo etrusco.
 Lo sfruttamento delle fertili vallate e delle 
                                miniere metallifere, unitamente allo sviluppo 
                                mercantile, caratterizzarono fortemente la civiltà 
                                di questo popolo ricco di immaginazione, di religiosità 
                                e di estro artistico. Agli Etruschi si devono 
                                la prima organizzazione politica, il primo sviluppo 
                                civile e il primo sistematico sfruttamento economico 
                                del territorio toscano.
 Essi trasformarono i dispersi abitati preistorici 
                                in città la cui vita si è sviluppata 
                                nei secoli fino all'età contemporanea.
 Città come Chiusi, Volterra, Cortona, Arezzo, 
                                Fiesole, Artimino, Comeana hanno una continuità 
                                di tre millenni che, a parte la Grecia, non può 
                                vantare nessun'altra regione d'Europa.
 Gli Etruschi non formarono mai un vero e proprio 
                                stato unitario; il loro sistema si fondò 
                                (come peraltro quello dei Greci) sulla coesistenza 
                                di città autonome e talora persino in lotta 
                                tra loro.
 Tuttavia era presente, in questo popolo, un forte 
                                sentimento di unità nazionale e religiosa; 
                                nel VII secolo a.C. l'egemonia etrusca si estese 
                                su gran parte dell'Italia centrosettentrionale 
                                (lambendo anche la pianura padana) giungendo anche 
                                a controllare la Corsica.
 I caratteri di questa civiltà si stemperarono 
                                però rapidamente. Già nel V secolo 
                                cominciò la decadenza, dovuta alla incapacità 
                                di resistere alle forti pressioni provenienti 
                                sia dal mare (ad opera dei Greci e dei Cartagine), 
                                sia da terra (da parte dei Galli e dei Romani).
 Ritiratisi progressivamente, gli Etruschi soggiacquero 
                                infine alla supremazia di Roma.
 ETA 
                                ROMANA I 
                                Romani imposero il loro dominio in Toscana già 
                                agli albori del III secolo a.C., tra le ultime 
                                guerre sannitiche e la prima guerra punisca. Anche 
                                se a tratti ostacolata o rallentata da alleanze 
                                degli Etruschi con in Galli, la conquista fu peraltro 
                                favorita, non di rado, dalla amicizia di alcune 
                                città etrusche come Arezzo, Cortona e Perugia.Non può dirsi, tuttavia, che la romanizzazione 
                                estinse completamente la grande civiltà 
                                preesistente sul suolo di Toscana, poichè 
                                non poco di essa trapassò nei nuovi conquistatori. 
                                Il ceto dominante etrusco fu gradualmente assorbito 
                                nella romanità, anche per la lingua: nell'ultimo 
                                secolo a.C. l'etrusco è quasi interamente 
                                soppiantato dal latino, a causa delle forti immigrazioni 
                                di coloni che innovarono profondamente le città 
                                vecchie o ne fondarono di nuove. Nel primo secolo 
                                della dominazione la regione continuò a 
                                prosperare favorita dal governo romano. Il territorio 
                                fu in gran parte ordinato secondo il sistema della 
                                federazione, che lasciava una certa autonomia 
                                formale alle città e che durò fino 
                                alla concessione della cittadinanza romana a tutte 
                                le genti italiche (91 a.C.).
 Roma diede inoltre particolare impulso alle opere 
                                pubbliche e specialmente alle grandi vie di comunicazione 
                                che congiungevano l'Urbe all'Etruria e, di qui, 
                                alla Gallia cisalpina. Tra queste la via Aurelia 
                                (lungo il mare), la Clodia (che da Veio si allacciava 
                                all'Aurelia), la Cassia (da Roma a Fiesole) e 
                                la Flaminia (che per Arezzo attraversava l'Appennino 
                                scendendo nell'Emilia).
 Ciò nonostante, nell'ultimo periodo dell'età 
                                repubblicana l'Etruria andò incontro ad 
                                un decadimento sempre più marcato. Fattori 
                                di tale decadimento furono sia le guerre civili 
                                dei Romani (che ebbero teatro proprio in Etruria), 
                                sia il flagello della malaria, molto diffusa sulla 
                                fascia costiera.
 A ciò si aggiunse la crisi della coltura 
                                a grano (non più redditizia per le importazioni 
                                dall'Oriente e dall'Egitto) e dell'industria mineraria. 
                                All'inizio dell'età imperiale l'Etruria 
                                appariva dunque una regione in forte declino e 
                                soggetta ad un progressivo spopolamento.
 L'imperatore Augusto cercò, con opportune 
                                leggi, di risollevare le sorti della regione costituendo 
                                nell'Etruria la "VII regione", avente 
                                per confine settentrionale l'appennino tosco-emiliano 
                                e per confine meridionale il fiume Tevere. Alla 
                                fine del III secolo l'imperatore Diocleziano introdusse 
                                un nuovo ordinamento: l'Etruria (che già 
                                veniva chiamata "Tuscia") venne unita 
                                amministrativamente all'Umbria.
 A capo della regione fu posto un "Corrector", 
                                che aveva sede a Florentia. In seguito, sul finire 
                                dell'impero, la parte nord dell'Etruria fu poi 
                                unita all'Emilia.
 MEDIOEVO I 
                                Romani imposero il loro dominio in Toscana già 
                                agli albori del III secolo a.C., tra le ultime 
                                guerre sannitiche e la prima guerra punisca. Anche 
                                se a tratti ostacolata o rallentata da alleanze 
                                degli Etruschi con in Galli, la conquista fu peraltro 
                                favorita, non di rado, dalla amicizia di alcune 
                                città etrusche come Arezzo, Cortona e Perugia.Non può dirsi, tuttavia, che la romanizzazione 
                                estinse completamente la grande civiltà 
                                preesistente sul suolo di Toscana, poichè 
                                non poco di essa trapassò nei nuovi conquistatori. 
                                Il ceto dominante etrusco fu gradualmente assorbito 
                                nella romanità, anche per la lingua: nell'ultimo 
                                secolo a.C. l'etrusco è quasi interamente 
                                soppiantato dal latino, a causa delle forti immigrazioni 
                                di coloni che innovarono profondamente le città 
                                vecchie o ne fondarono di nuove. Nel primo secolo 
                                della dominazione la regione continuò a 
                                prosperare favorita dal governo romano. Il territorio 
                                fu in gran parte ordinato secondo il sistema della 
                                federazione, che lasciava una certa autonomia 
                                formale alle città e che durò fino 
                                alla concessione della cittadinanza romana a tutte 
                                le genti italiche (91 a.C.).
 Roma diede inoltre particolare impulso alle opere 
                                pubbliche e specialmente alle grandi vie di comunicazione 
                                che congiungevano l'Urbe all'Etruria e, di qui, 
                                alla Gallia cisalpina. Tra queste la via Aurelia 
                                (lungo il mare), la Clodia (che da Veio si allacciava 
                                all'Aurelia), la Cassia (da Roma a Fiesole) e 
                                la Flaminia (che per Arezzo attraversava l'Appennino 
                                scendendo nell'Emilia).
 Ciò nonostante, nell'ultimo periodo dell'età 
                                repubblicana l'Etruria andò incontro ad 
                                un decadimento sempre più marcato. Fattori 
                                di tale decadimento furono sia le guerre civili 
                                dei Romani (che ebbero teatro proprio in Etruria), 
                                sia il flagello della malaria, molto diffusa sulla 
                                fascia costiera.
 A ciò si aggiunse la crisi della coltura 
                                a grano (non più redditizia per le importazioni 
                                dall'Oriente e dall'Egitto) e dell'industria mineraria. 
                                All'inizio dell'età imperiale l'Etruria 
                                appariva dunque una regione in forte declino e 
                                soggetta ad un progressivo spopolamento.
 L'imperatore Augusto cercò, con opportune 
                                leggi, di risollevare le sorti della regione costituendo 
                                nell'Etruria la "VII regione", avente 
                                per confine settentrionale l'appennino tosco-emiliano 
                                e per confine meridionale il fiume Tevere. Alla 
                                fine del III secolo l'imperatore Diocleziano introdusse 
                                un nuovo ordinamento: l'Etruria (che già 
                                veniva chiamata "Tuscia") venne unita 
                                amministrativamente all'Umbria.
 A capo della regione fu posto un "Corrector", 
                                che aveva sede a Florentia. In seguito, sul finire 
                                dell'impero, la parte nord dell'Etruria fu poi 
                                unita all'Emilia.
 RINASCIMENTO Nel 
                                1406 Firenze assoggetta definitivamente Pisa, 
                                mentre Prato era passato sotto il suo dominio 
                                politico nel 1351. Poco dopo è la volta 
                                di Livorno (ancora un piccolo porto), mentre né 
                                la Lucca dei Guinigi né la Siena dei Petrucci 
                                possono più gareggiare con gli splendori 
                                dell'umanesimo fiorentino, con il fervore creativo 
                                dei suoi cenacoli letterari e filosofici.Col rinascimento si afferma coscientemente la 
                                centralità dell'uomo e della natura (elementi 
                                già percepibili nel secolo precedente). 
                                Quanto più la società civile e l'economia 
                                si affrancano dalle catene della dottrina ecclesiastica 
                                e dal dominio feudale, tanto più l'uomo 
                                si rivolge con decisione e consapevolezza alla 
                                immediata realtà della percezione fisica 
                                e sensoriale. La Toscana diviene la più 
                                grande officina di idee e di invenzioni. I rigidi 
                                schemi del passato cedono il passo ad un linguaggio 
                                libero, limpido, ben articolato. Un arricchimento 
                                culturale così ampio e profondo non trova 
                                riscontro in nessun altra parte del mondo di allora.
 Il secolo XV è contrassegnato dalla ascesa 
                                della famiglia dei Medici (originaria del Mugello), 
                                la quale acquista in Firenze un ruolo egemonico 
                                fino ad impadronirsi pienamente del potere politico. 
                                Abbattute le famiglie rivali (tra cui gli Albizzi) 
                                nel 1434 l'oligarchia si trasforma di fatto, anche 
                                se non ancora di diritto, in una vera e propria 
                                signoria. I Medici governano con splendore, dando 
                                incremento vastissimo al commercio, all'industria, 
                                alle arti e alle lettere, il che porta Firenze 
                                ad essere capitale ricca e vivace di un vasto 
                                territorio e centro culturale ineguagliabile.
 Con i suoi 100.000 abitanti (Londra ne conta appena 
                                40.000!), la città toscana è a quell'epoca 
                                uno dei più grandi centri del mondo, paragonabile 
                                all'odierna New York. Sul piano politico, civile 
                                e culturale, la trasformazione delle vecchie istituzioni 
                                in un potere nuovo e più chiaramente personale 
                                è compiutamente incarnata da Lorenzo de'Medici, 
                                detto "Il Magnifico", nipote di Cosimo 
                                il Vecchio e che assume il potere nel 1469. La 
                                saggia politica di equilibrio che egli conduce 
                                nei rapporti con gli altri Stati garantisce un 
                                lungo periodo di pace e di prosperità, 
                                mentre la sua personale inclinazione alle cose 
                                d'arte e il suo mecenatismo fanno sì che 
                                Firenze raggiunga in quegli anni il massimo splendore. 
                                Il volto della città si trasforma. I nuovi 
                                ideali si concretizzano non solo nella edificazione 
                                di un grande apparato architettonico, monumentale 
                                e decorativo, ma nella collocazione di tutto ciò 
                                all'interno di un tessuto urbano ridisegnato secondo 
                                la nuova concezione di vita. Protagonisti di questo 
                                nuovo modo di pensare sono Filippo Brunelleschi 
                                (si può dire che con lui nasce l'architettura 
                                moderna), Donatello, Alberti, Ghiberti, Masaccio, 
                                Botticelli, Piero della Francesca e lo stesso 
                                Leonardo da Vinci.
 Durante il gran conflitto europeo fra monarchia 
                                francese e monarchia austro-spagnola, nella prima 
                                metà del XVI secolo la Toscana potè 
                                serbare una sua formale indipendenza soprattutto 
                                grazie alla accorta politica di due papi medicei 
                                nepotisti (Leone X e Clemente VII) e di quella 
                                del loro nipote Cosimo I.
 Nel 1530 l'imperatore Carlo V eleva i Medici alla 
                                dignità ereditaria di duchi e nel 1569 
                                la Toscana (sotto Cosimo I) fu eretta a granducato. 
                                Ormai, dopo la conquista dello Stato di Siena 
                                (1559), tutta la Toscana, tranne la piccola repubblica 
                                di Lucca, è politicamente unificata sotto 
                                la salda signoria medicea, che durerà per 
                                altri due secoli.
 Frattanto il tenore di vita stava mutando: alle 
                                grandi imprese commerciali, industriali e bancarie 
                                si preferivano investimenti in proprietà 
                                terriere. La magnificenza dei ricchi si esprimeva 
                                in imponenti palazzi patrizi e in fastose ville 
                                di campagna.
 Così, alle istanze del negotium, si aggiungeva 
                                il privilegio dell'otium. È proprio in 
                                questo scorcio di secolo che fu portata a compimento 
                                una tra le più notevoli e strabilianti 
                                realizzazioni della dinastia medicea: la villa 
                                di Pratolino. Francesco I (già nel 1564 
                                chiamato a reggente dal padre Cosimo I) non si 
                                dedicò soltanto alla definitiva sistemazione 
                                degli Uffizi in Galleria (per conservare le opere 
                                d'arte della famiglia), ma anche all'acquisto 
                                di pregevoli palazzi e di terreni fuori cittagrave. 
                                La villa di Pratolino fu costruita nel mezzo di 
                                un parco di 20 ettari, a sua volta inserito in 
                                una operosa fattoria che superava i 600 ettari 
                                di estensione.
 Il possedimento era situato a 12 chilometri da 
                                Firenze al valico delle colline a nord della città, 
                                lungo l'antica strada romana che attraversava 
                                l'Appennino. Proprio il nome di "colosso 
                                dell'Appennino" fu dato alla imponente statua 
                                (opera del Giambologna) , oggi ancora integra, 
                                che fu cuore di un parco modellato secondo un 
                                disegno simbolico suggestivo e complesso, dominato 
                                dall'acqua quale elemento generatore di tutte 
                                le cose e metafora del perpetuo. Anche la Villa 
                                Ambra di Poggio a Caiano, iniziata dal Magnifico 
                                su disegno di Giuliano da sangallo trova il suo 
                                compimento nel 1520.
 SEICENTO In 
                                un mondo diviso tra grandi e potenti Stati centralizzati 
                                la Toscana stenta a conservare un ruolo primario. 
                                Agli inizi del XVII secolo la "virtù" 
                                fiorentina si indebolisce in tutti i campi. La 
                                vita intellettuale ed artistica continua a fiorirvi, 
                                ma già da tempo i papi medicei tendono 
                                a spostare a Roma il centro della cultura attirandovi 
                                il genio fiorentino (è a Roma che nel 1564 
                                muore Michelangelo, l'ultimo grande fiorentino 
                                con il quale si chiude il periodo splendido di 
                                Firenze).Peraltro dei sette granduchi medicei sono pochi 
                                i principi di rilievo. Tra questi Ferdinando I 
                                (1587 - 1609), che continua in tutti i sensi la 
                                politica del grande Cosimo I e dà nuovo 
                                impulso all'opera storicamente più importante 
                                del Granducato: il porto di Livorno. Questo, grazie 
                                ad una politica di libera apertura alle navi e 
                                alle merci straniere, salì rapidamente 
                                al ruolo di importante emporio mediterraneo. Livorno 
                                divenne la seconda città del granducato, 
                                dopo Firenze, per numero di abitanti ed operosità 
                                delle imprese. Intanto Prato con la sua fiorente 
                                attività tessile aveva aumentato prestigio 
                                nel Granducato e sui mercati italiani ed europei, 
                                malgrado le leggi protettive medicee a favore 
                                delle manifatture tessili fiorentine il lanificio 
                                pratese seppe adattarsi alle nuove regole produttive 
                                e proseguì la sua ascesa fino a far diventare 
                                la città il più importante centro 
                                tessile della Toscana.
 Firenze, come centro manifatturiero, manteneva 
                                una certa superiorità sulle altre città 
                                anche grazie ai privilegi concessi a favore delle 
                                corporazioni artigiane. Negli altri centri l'amministrazione 
                                rimase incentrata in una oligarchia che si restrinse 
                                sempre più in un piccolo patriziato cittadino, 
                                che via via si insignì di titoli nobiliari 
                                (conti, marchesi, baroni). Gli elementi più 
                                vivaci di questo patriziato si impegnarono occasionalmente 
                                in imprese contro i Turchi (che vide la Toscana 
                                alleata dell'Impero) o per la difesa della libertà 
                                di navigazione nel Tirreno (in accordo con l'Ordine 
                                dei Cavalieri di Santo Stefano con sede a Pisa). 
                                Alcuni principi medicei ebbero propensione per 
                                gli studi, promossero ricerche e raccolte di opere 
                                d'arte.
 A Firenze si sviluppò un nuovo ambiente, 
                                quello delle Accademie, che riunivano studiosi 
                                attenti assiduamente impegnati nel fissare le 
                                norme dei generi artistici e letterari. Da allora 
                                le Accademie fiorirono nel mondo intero. Tra quelle 
                                sorte a Firenze, la più nota fu (ed è 
                                ancora) l'Accademia della Crusca, che nel 1612 
                                pubblicò il primo vocabolario della lingua 
                                italiana.
 Non si devono dimenticare le tre Università 
                                toscane. Tra queste, nel seicento, la più 
                                viva fu certo Pisa, favorita anche dalla generosità 
                                del granduca Ferdinando II (1621 - 1670) che protesse 
                                il grande pisano Galileo Galilei.
 SETTECENTO Per 
                                tutto il seicento la dinastia medicea va indebolendosi 
                                fin quando, agli inizi del '700, il granducato 
                                di Toscana diventa un problema europeo.Infatti nessuno dei due figli di Cosimo III (1670 
                                - 1722) aveva eredi. Quando nel 1737 morì 
                                Gian Gastone, l'ultimo dei Medici, furono le grandi 
                                potenze a decidere: la Toscana sarebbe stata data 
                                a Francesco Stefano, ex duca di Lorena e consorte 
                                di Maria Teresa d'Asburgo, l'unica figlia dell'imperatore 
                                Carlo VI. Questi, tuttavia, si limitò ad 
                                una visita solenne a Firenze nel 1739 (di cui 
                                rimane memoria nell'arco di trionfo della Porta 
                                San Gallo), affidando poi la cura del granducato 
                                ad un Consiglio di reggenza e ad un esercito composto 
                                di lorenesi e lombardi.
 Il granducato perde così ogni autonomia 
                                e diviene un satellite dell'impero. Ma nella seconda 
                                metà del settecento il risveglio spontaneo 
                                di forze indigene, non ostacolato dai governatori 
                                reggenti, fa sì che la Toscana cominci 
                                a risollevarsi dal torpore in cui era caduta sotto 
                                gli ultimi granduchi medicei. Nel 1753 nomi illustri 
                                del patriziato e della borghesia intellettuale 
                                danno vita alla Accademia dei Georgofili, mediante 
                                la quale si esprimono gli interessi di una Toscana 
                                non più manifatturiera e mercantile ma 
                                essenzialmente agraria.
 Con Pietro Leopoldo (1765 -1790) il granducato 
                                di Toscana, secondo-genitura della casa degli 
                                Asburgo-Lorena, acquista una vera autonomia. In 
                                una Toscana in cui l'agricoltura è divenuta 
                                l'attività principale, mentre l'industria 
                                e il commercio perdono di importanza ad eccezione 
                                del territorio pratese ormai vocato all'attività 
                                tessile ed alla commercializzazione dei suo prodotti, 
                                il granduca introduce una serie di riforme. Nel 
                                1770 viene istituita, tra l'altro, una Camera 
                                di Commercio delle Arti e delle Manifatture, la 
                                prima in Italia.
 Ferdinando III, successore di Pietro Leopoldo 
                                (che nel 1790 è divenuto imperatore), non 
                                riuscì ad impedire l'occupazione dell'intera 
                                Toscana da parte delle truppe francesi di Napoleone.
 Questa occupazione durò dal 1799 al 1814. 
                                Dapprima (nel 1801) Firenze fu capitale del regno 
                                d'Etruria (che Napoleone cedette ai borboni di 
                                Parma), in seguito (nel 1807) la Toscana, unita 
                                al grande impero francese, fu divisa in tre dipartimenti, 
                                i quali furono poi di nuovo riuniti in un unico 
                                granducato (affidato da Napoleone alla sorella 
                                Elisa Baciocchi).
 OTTOCENTO La 
                                restaurazione del 1814 fu gestita da Ferdinando 
                                III, che finì con l'annientare ogni libertà 
                                comunale nominando egli stesso i gonfalonieri 
                                delle città. Ma l'occupazione francese 
                                aveva introdotto nelle nuove classi colte del 
                                paese il fermento della libertà e dell'indipendenza 
                                nazionale, cui i granduchi erano contrari (essendo 
                                legati alla politica austriaca). L'opinione pubblica, quindi, comincia progressivamente 
                                a distaccarsi da essi. Nel 1819 Giampiero Vieusseux 
                                fonda a Firenze l'omonimo gabinetto di lettura 
                                e di discussione, che diventa ben presto il centro 
                                delle nuove idee basate sul desiderio di indipendenza 
                                nel quadro di una Italia unitaria. Firenze, per 
                                la forza di queste idee ed anche per la sua eccezionale 
                                tradizione, torna ad essere il centro intellettuale 
                                d'Italia ed uno dei più importanti d'Europa.
 A Firenze soggiornano tutti gli ingegni della 
                                Giovane Italia (tra i quali Foscolo, Manzoni, 
                                Leopardi, Tommaseo), ma anche illustri stranieri 
                                come Chateaubriand, Shelley, Byron, von Platen. 
                                Dal 1824 il nuovo granduca Leopoldo II si sforza 
                                di fare della Toscana uno Stato moderno bonificando 
                                la Maremma, stimolando i commerci di Prato e di 
                                Livorno ,sovvenzionando la costruzione di linee 
                                ferroviarie e, addirittura, facendo costruire 
                                tra Firenze e Pisa (nel 1846) la prima linea telegrafica 
                                d'Italia. Ma tra Leopoldo e il suo popolo si è 
                                aperto un solco non più colmabile. Durante 
                                la sollevazione del 1848 il granduca fugge a Roma 
                                e poi a Gaeta.
 L'anno dopo torna a Firenze con l'appoggio delle 
                                truppe austriache, ma dovrà rassegnarsi 
                                ad un esilio definitivo quando, nel 1859, scoppia 
                                la guerra tra il re di Sardegna (sostenuto dalla 
                                Francia) e l'Austria.
 A Firenze si costituisce un governo provvisorio 
                                e, nel 1860, viene organizzato da Bettino Ricasoli 
                                un plebiscito che sancisce l'annessione dell'intero 
                                paese al regno di Sardegna-Piemonte. Così 
                                il 16 aprile 1860 Vittorio Emanuele II fa il suo 
                                ingresso i Firenze, che abbandona coscientemente 
                                la propria tradizione di libertà per confluire 
                                nella grande patria comune. La città si 
                                afferma immediatamente come uno dei centri essenziali 
                                dell'Italia unita. Nel 1861 viene allestita a 
                                Firenze la prima esposizione italiana dell'industria 
                                e dell'artigianato. Nasce il quotidiano "La 
                                Nazione", dal titolo significativo. Qualche 
                                anno più tardi (nel 1865) Firenze diviene 
                                la prima capitale del regno d'Italia. Pochi anni 
                                dopo, tuttavia, la capitale e il governo si trasferiscono 
                                a Roma, e Firenze ridiviene un centro regionale 
                                dove hanno sede l'arcivescovo, una Corte d'Appello, 
                                un comando di corpo d'armata, un Provveditore 
                                agli studi.
 Dato che la Toscana è un paese essenzialmente 
                                agricolo, Firenze è soprattutto un grande 
                                mercato di vino, di olio, di granaglie e di bestiame. 
                                Si sviluppano, però, anche alcune industrie 
                                importanti come la fonderia del Pignone (che utilizza 
                                il ferro dell'isola d'Elba) e la fabbrica di ottica 
                                e strumenti di precisione che prende il nome di 
                                Galileo. Frattanto Firenze si trasforma, realizzando 
                                le sistemazioni previste dall'architetto Giuseppe 
                                Poggi, tra cui la cerchia dei viali di circonvallazione.
 La qualità della Università attira 
                                eminenti studiosi, grazie alla presenza dei quali 
                                Firenze continua ad essere il vero centro intellettuale 
                                d'Italia. Insieme a Milano, Firenze è anche 
                                uno dei due centri dell'editoria italiana. L'artigianato 
                                fiorentino conserva una qualità inimitabile 
                                e si esprime in prodotti come i ricami, le pelli 
                                lavorate, le ceramiche, le sculture, i mosaici, 
                                i legni scolpiti, i metalli lavorati, i vetri 
                                artistici e la celeberrima paglia intrecciata. 
                                A Prato, dalla metà del secolo, l'attività 
                                tessile assume la dimensione d'industria moderna 
                                per effetto della rivoluzione industriale che 
                                porta sostanziali innovazioni sui macchinari e 
                                sulle tecnologie.
 ETA 
                                CONTEMPORANEA Nel 
                                primo decennio del secolo XX la vita intellettuale 
                                in Toscana, che era stata florida nel granducato 
                                lorenese e che aveva poi ceduto un poco a Roma, 
                                Milano e Napoli, si riprese grazie a movimenti 
                                non soltanto letterari ma anche apertamente politici, 
                                promossi da riviste fiorentine di livello nazionale 
                                come "La Voce" di Prezzolini e Papini 
                                o "Il Regno" di Corradini.L'allargamento del diritto di voto, fino al suffragio 
                                universale, irrobustì le posizioni di sinistra 
                                in molti comuni medi e rurali, mentre le forze 
                                cattoliche si accordavano con quelle liberali 
                                contro il pericolo socialista che appariva particolarmente 
                                grave a causa della crescente industrializzazione 
                                del paese (i cantieri Orlando a Livorno, i lanifici 
                                di Prato, le cartiere della Lima, l'industria 
                                di Larderello etc..).
 Tuttavia i conflitti di classe, il sorgere delle 
                                prime amministrazioni comunali socialiste, l'ascesa 
                                di nuove forze politiche e il declino di altre 
                                non costituirono un ostacolo al progresso generale 
                                della regione che, come tutta l'Italia, beneficiò 
                                del periodo d'oro dei primi lustri del secolo.
 La prima guerra mondiale (1914 - 1918), che sorprese 
                                la Toscana in una fase di notevole sviluppo industriale, 
                                ebbe una serie di ripercussioni economiche e politiche 
                                che dettero origine a un periodo di violente agitazioni, 
                                comuni alla maggior parte d'Italia.
 Dopo il 1922 anche la Toscana si adattò 
                                alla dittatura fascista. I coraggiosi tentativi 
                                di opposizione (tra cui quello della rivista "Non 
                                mollare") si esaurirono rapidamente sotto 
                                la violenza delle persecuzioni che culminarono 
                                nel 1925 a Firenze con una serie di uccisioni. 
                                Nella seconda guerra mondiale (1940 - 1945) anche 
                                le città toscane furono esposte quasi tutte 
                                ai bombardamenti, con danni notevoli specialmente 
                                a Livorno, Pisa e Firenze. Le disgraziate vicende 
                                militari, e la sensazione del crollo imminente 
                                del fascismo, accelerarono la ricostituzione clandestina 
                                dei vari partiti e l'inizio di una lotta decisa 
                                che, dopo l'8 settembre 1943, divenne lotta contro 
                                i tedeschi. Le popolazioni toscane, sia cittadine 
                                che rurali, diedero un grande contributo di coraggio 
                                e di sangue alla resistenza, e anche in Toscana 
                                non mancarono episodi di feroce rappresaglia contro 
                                i partigiani.
 Ristabilita la pace, nel referendum del 1946 la 
                                Toscana si pronunciò a larga maggioranza 
                                a favore della istituzione della repubblica. Da 
                                allora la regione ha dato un contributo notevole 
                                di uomini che hanno spesso ricoperto posizioni 
                                di primo piano nella vita politica nazionale. 
                                Sul piano economico, i successi della piccola 
                                e media industria e dell'artigianato hanno consolidato 
                                il prestigio della Toscana a livello internazionale. 
                                Ma una delle più fiorenti attività 
                                della Toscana contemporanea è il turismo, 
                                i cui punti di forza sono costituiti, oltre che 
                                dalla bellezza e varietà dell'ambiente, 
                                dalla grandezza che le hanno dato gli alti ingegni 
                                dei secoli passati. Ai ricchi viaggiatori del 
                                settecento e ai letterati, artisti ed esteti dell'ottocento 
                                si succedono, oggi, folle di turisti che vengono 
                                a contemplare alcune delle opere più meravigliose 
                                dell'uomo.
 La Toscana di oggi ha conservato, modificandolo, 
                                il suo carattere universale il quale non dipende 
                                più tanto dalla espansione dei suoi mercati 
                                e dei suoi prodotti quanto dalla qualità 
                                umana dei capolavori che custodisce e dalla varia 
                                origine delle folle che la visitano.
 Per 
                                i testi si ringrazia lAPT Toscana PERSONAGGI 
                                CELEBRI DI ORIGINE TOSCANAAldo Palazzeschi
 Amedeo Modigliani
 Amerigo Vespucci
 Andrea del Verrocchio
 Andrea della Robbia
 Antonio Meucci
 Baccio D'Agnolo
 Beato Angelico
 Benvenuto Cellini
 Bernardino da Siena
 Carlo Azeglio Ciampi
 Carlo Collodi
 Cecco Angiolieri
 Curzio Malaparte
 Dante Alighieri
 Donatello
 Duccio di Buoninsegna
 Filippo Brunelleschi
 Francesco Datini
 Francesco Guicciardini
 Francesco Petrarca
 Galileo Galilei
 Giacomo Puccini
 Gian Lorenzo Bernini
 Giorgio Vasari
 Giosuè Carducci
 Giotto
 Giovanni Boccaccio
 Giovanni Gronchi
 Girolamo Savonarola
 Giuseppe Ungaretti
 Leonardo da Vinci
 Leon Battista Alberti
 Lorenzo de Medici
 Lorenzo Ghiberti
 Luca della Robbia
 Marsilio Ficino
 Masaccio
 Michelangelo
 Niccolò Machiavelli
 Niccolò Pisano
 Oreste Del Buono
 Piero della Francesca
 Pietro Mascagni
 Pontormo
 Rosso Fiorentino
 Sandro Botticelli
 Santa Caterina da Siena
 Vasco Pratolini
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